Il Diritto Romano costituisce l'origine e la base della maggior parte dei sistemi giuridici moderni in Europa e in molti altri paesi del mondo. Le sue work rules rappresentano le radici del diritto del lavoro, che ha gettato le fondamenta del diritto del lavoro contemporaneo.


Ciò oggi regola il lavoro di milioni di dipendenti e datori di lavoro in Europa e nel resto del mondo.

Il sistema lavorativo nell'Antica Roma

In quel periodo, l'attività lavorativa veniva eseguita, principalmente, da tre categorie di persone: i  "liberi", i "servi" e i "liberti".

La prima categoria era costituita da  coloro i quali fin dalla nascita si trovavano in una condizione di piena libertà. In genere, erano medici, avvocati, architetti, imprenditori e artisti, ma potevano svolgere anche attività di altro tipo comprese quelle agricole, che erano molto importanti per gli antichi Romani. Il loro numero aumentò in maniera significativa con il trascorrere del tempo, soprattutto nell'era romana post-classica, caratterizzata dall'esaltazione del valore etico e sociale del lavoro.  

Gli appartenenti alla seconda categoria erano del tutto privi di qualunque forma di libertà ed erano tali o dalla nascita o a causa della prigionia di guerra. Generalmente, svolgevano tutti i lavori di tipo manuale.  

Della terza categoria, infine, facevano parte gli schiavi divenuti liberi e quindi "cives romani" (cittadini romani), e ciò poteva avvenire attraverso la "manumissio"  consistente in un atto di liberazione volontario del loro "dominus" (padrone) o per disposizioni di legge. Di solito erano mercanti o svolgevano attività agricole e pastorizie.

Fra gli antichi Romani, il rapporto di lavoro consisteva, in un vero e proprio affitto. Ciò significa che quando era necessario effettuare un grande lavoro o svolgere un semplice incarico lavorativo oppure era necessario realizzare un progetto di enormi dimensioni o eseguire una piccola opera, si faceva ricorso alla locazione per regolare il rapporto tra quelli che potrebbero essere definiti il datore di lavoro e il lavoratore dipendente o il cliente e il lavoratore autonomo di allora.

Ovviamente, a seconda dei casi erano di fondamentale importanza la capacità lavorativa di colui il quale effettuava il lavoro o forniva i servizi, la sua esperienza e le sue competenze come riportato da Tito Maccio Plauto nel caso in cui un cuoco, parlando in maniera ironica, sosteneva di essere stato molto costoso e molto apprezzato all'epoca, ma di aver cucinato male in quell'occasione in modo tale che il suo servizio risultasse proporzionato al basso salario per cui era avvenuto l'affitto. Appare evidente che, come in ogni tempo, anche allora il costo del lavoro era proporzionato all'abilità e alle qualifiche possedute da colui il quale svolgeva il lavoro stesso.

Terminologia del lavoro 

Il concetto di lavoro era definito, in modo specifico, attraverso queste terminologie:

a) Il termine lavoro come sostantivo era  "Opera" nell'accezione neutro plurale derivante da "Opus". 

In dettaglio, "Opus" indicava il "prodotto-lavoro commissionato", mentre "Opera" indicava le "operazioni di lavoro che danno origine al prodotto stesso".

b) Il termine lavoro come sostantivo era anche "Labor" e come verbo era "Laboro" ed entrambi possono e devono essere intesi con un doppio significato:

1) Lavorare sodo per raggiungere un obiettivo, ovvero adoperarsi con grande impegno e dedizione  per ottenere il risultato desiderato.

2) Lavorare in maniera dura non solo spiritualmente ma anche fisicamente.

c) La parola lavoratore in senso generico, come viene intesa ai nostri tempi non esisteva e si faceva riferimento ai seguenti termini:

1)"Opifex" a seconda delle situazioni poteva indicare sia gli autori di attività intellettuali che i lavoratori manuali.

2)"Artifex" indicava  coloro che in generale erano maestri e autori di attività artistiche.

3)"Mercenarius" indicava in maniera generica chi lavorava per un compenso e in maniera specifica un lavoratore a giornata e un servo.

4)"Faber" indicava l'attività dell'artigiano in generale e del fabbro in particolare.

5)"Operaius"  indicava specificamente l'attività dell'operaio.

6)"Structor" indicava in maniera generica l'attività del muratore e in maniera specifica del capomastro, poteva anche indicare l'attività del maestro di mensa e del parrucchiere.

Come subito di seguito si analizzerà in maniera approfondita, nei contratti di lavoro erano utilizzati i termini "Conductor" e "Locator"  e a seconda del tipo di contratto e del tipo di lavoro potevano indicare sia il datore di lavoro sia il cliente che il lavoratore o colui il quale eseguiva l'opera.

Regolamenti e tipi di contratti di lavoro    

Come già illustrato in precedenza, il rapporto di lavoro consisteva in una vera e propria locazione e pertanto l'accordo utilizzato era quello della “Locatio Conductio” che, in generale, regolava la locazione o l'affitto dell'epoca.  

In dettaglio, l'esecuzione del lavoro poteva avvenire in base alle seguenti modalità: 

1. lavorando sottomettendosi a coloro i quali impartivano il lavoro, ricevendo istruzioni da loro

2. lavorando con mezzi propri su richiesta di altri, i quali fornivano i materiali necessari per realizzare il lavoro

Il primo caso dava luogo alla cosiddetta "Locatio Conductio Operarum" mentre il secondo caso dava luogo, invece, alla cosiddetta "Locatio Conductio Operis", entrambi possono essere considerati veri e propri contratti di lavoro di quel periodo. 

Nello specifico nella "Locatio Conductio Operarum" il lavoratore ("locator operarum", "operaius", "mercenarius") lavorava per altri ("conductor operarum", "dominus") in cambio di una remunerazione. 

Si trattava quindi di un obbligo di dare e il lavoratore veniva pagato "pro tempore" - "per quel periodo" (di tempo impiegato) - oggi verrebbe definito "lavoratore dipendente".

Esempio classico era l’operaio che lavorava a giornata per un imprenditore edile.

Invece, nella "Locatio Conductio Operis" la persona che forniva il lavoro (in tal caso denominato "conductor operis") si impegnava a svolgere la propria attività lavorativa e prestare i propri  servizi per un cliente (in tal caso denominato"locator operis") per raggiungere uno specifico risultato, che poteva consistere nella creazione, esecuzione, modifica, completamento o semplicemente il perfezionamento di uno particolare progetto, in cambio di una remunerazione (Gli antichi Romani erano molto precisi e meticolosi nella realizzazione di ogni cosa)

Si trattava quindi di un obbligo di fare e il lavoratore veniva, quindi, pagato per la realizzazione dell'"opus perfectum" - "risultato-prodotto fornito" -  e oggi verrebbe definito "lavoratore autonomo".

Esempi classici erano l’imprenditore che doveva costruire un edificio, il vettore che doveva trasportare le merci e il sarto che doveva confezionare un abito. 

A tal proposito, appare di fondamentale importanza ribadire ed evidenziare che colui il quale eseguiva il lavoro utilizzava i propri strumenti e la propria manodopera (e/o quella di altre persone sotto la sua coordinazione) mentre il cliente doveva fornire le materie prime e i materiali necessari per il compimento del lavoro. 

Pertanto, sulla base di quanto finora illustrato, appare possibile stabilire che nell'antica Roma sussisteva già una suddivisione iniziale e originaria tra "lavoro subordinato" (Locatio Conductio Operarum) e "lavoro autonomo" (Locatio Conductio Operis).

Contenuto del contratto di lavoro

Un tipico contratto di lavoro nell'antica Roma doveva contenere: 

1. Il nome delle parti contraenti

2. La durata del servizio

3. L'importo della retribuzione

4. La data in cui era stato firmato da entrambe le parti

5. Altre clausole accessorie relative a ogni caso specifico

In generale, il contratto di lavoro aveva una durata specifica - "ad certum tempus" - e solitamente la durata massima di un contratto era di un anno. In tal caso il lavoro doveva, quindi,  essere completato entro la data concordata - "dies operis" - scaduta la quale le opere venivano perse, diventavano cioè "praeteritaeo "peritae".

Tuttavia, vi era anche la possibilità di stipulare un contratto senza data di scadenza - "Locatio in perpetum" o "Locatio perpetua"

Orario di lavoro e giornata lavorativa

Prima di affrontare il tema dell'orario di lavoro, è necessario ribadire che nell'antica Roma la maggior parte delle attività lavorative era legata all'agricoltura, ovvero si svolgeva in campagna ed era limitata alle ore di luce.

Infatti, le operae dei "liberi" e dei "liberti" erano dette "diurnum officium" - impegno lavorativo diurno - per cui si può dedurre che solitamente, salvo diverso accordo, l'orario di lavoro era  compreso tra le 7 e le 8 ore al massimo per loro in generale, tra le 8 e le 10 ore al massimo per i lavoratori a giornata in particolare, tra le 8 e le 12 ore per gli schiavi, i quali però purtroppo spesso dovevano raggiungere anche il limite estremo delle loro forze.

Naturalmente, c'era una pausa a mezzogiorno per un pranzo veloce - "prandium" -  e un'altra interruzione del lavoro per la "meridiatio", che era destinata principalmente solo ai lavoratori liberi. 

Dopo la fine della giornata lavorativa, gli antichi Romani di solito si dedicavano alla cura del corpo, molto importante per la maggior parte di loro, che comprendeva principalmente i bagni presso le terme - "thermae" e, per chi lo desiderava, vi erano già le prime forme delle odierne palestre - "palaestrae".

Infine, veniva consumata la cena che poteva essere conviviale o frugale, a seconda ovviamente delle risorse economiche e delle situazioni.

Retribuzione

La remunerazione per il lavoro eseguito era indicata principalmente con il termine "merces", ma poteva anche essere chiamata "pecunia" (ad esempio, "dies pecuniae" - Cic. Att.10,5,3 - era il “giorno del pagamento del lavoro”) o "pretium" ("manu pretium" - Digesto - era il “prezzo del lavoro”). 

La retribuzione era normalmente versata in denaro, ma poteva anche assumere una forma mista e consistere in denaro e una razione di cibo e alloggio. 

Molto spesso, infatti, c'era la regola che la parte che assumeva di norma - il cosiddetto "pater familias" - forniva non solo vitto e alloggio, ma anche vestiario al lavoratore. Queste regole facevano parte degli obblighi del "pater familias" di prendersi cura di tutte le necessità e svolgere tutti i compiti riguardanti la famiglia.

L'importo della retribuzione poteva essere fissato in totale per l'intera durata del lavoro e corrisposto alla fine. 

Molte volte veniva versato anche un anticipo e in questo caso il salario veniva solitamente remunerato su base giornaliera o mensile.

Nella "Locatio Conductio Operarum" il conductor (il datore di lavoro) pagava il locator (il lavoratore), mentre nella "Locatio Conductio Operis" il locator (il cliente) pagava il conductor (colui il quale eseguiva l'opera).

Il lavoro delle donne e dei minori 

Nell'antica Roma le donne svolgevano lavori indispensabili di grande rilevanza, come ad esempio nell'ambito medico quello della levatrice e della nutrice  - "nutrix", che erano di fondamentale importanza nella nascita e cura dei neonati.

Nell'ambito dell'agricoltura invece, alcune di loro si occupavano della scelta dei prodotti da coltivare e delle modalità specifiche per ottenere i migliori risultati. 

Il lavoro minorile era altresì molto diffuso, in agricoltura era di solito limitato a lavori leggeri e attività di servizio come la custodia del bestiame e la potatura dei vigneti.

Il lavoro dei disabili

Anche gli uomini che erano nati disabili o lo erano divenuti in seguito  (ad esempio, dopo una guerra) lavoravano.

Naturalmente, per ragioni fisiche, erano in grado di svolgere il lavoro con minore intensità, ma ciò conferiva loro la dignità e il decoro del lavoro come tutti gli altri.

Festività

Nel I secolo dell'Impero Romano esistevano già 48 giorni festivi, che aumentarono sempre più nel corso del tempo.

Tra le festività di maggior rilievo e importanza vi erano:

a) le "Feriae Sementivae", previste specificatamente per coloro che lavoravano nell'agricoltura, durante le quali era garantito il riposo non solo agli agricoltori, ma anche agli schiavi e agli animali da lavoro. 

b) le "Feriae Privatae" che cadevano maggiormente negli anniversari e nelle cerimonie espiatorie. 

c) le "Feriae Pubblicae" che erano straordinarie e seguivano eventi eccezionali di buon auspicio come vittorie, anniversari della famiglia imperiale e incoronazione di un nuovo imperatore.

Scioperi 

Le prime forme di sciopero assumevano la forma di ribellioni degli schiavi -"seditio servorum"

In particolare, vi furono tre grandi ribellioni, denominate guerre servili - ciascuna indicata come  "bellum servile" -, due delle quali in Sicilia: la prima (135-132 a.C.), di vaste proporzioni secondo Diodoro Siculo, coinvolse più di 200.000 schiavi e fu guidata da Eunus (un ex schiavo autoproclamatosi re di Enna) e Cleone di Cilicia

La seconda ribellione (104-100 a.C.) fu meno numerosa e fu guidata da Atenione e Trifone

La terza e più famosa (73-71 a.C.) coinvolse gran parte della penisola italiana di allora e fu guidata da Spartaco, il famoso gladiatore trace.

Licenziamenti 

Nell'antica Roma non esistevano norme e regolamenti specifici in materia di licenziamento, in altri termini non venivano osservate procedure speciali come quelle odierne.

Se nel contratto di lavoro non era prevista una data di scadenza, il lavoratore riceveva semplicemente una sorta di preavviso e la sua retribuzione veniva interrotta. 

Raramente, in caso di sospensione del pagamento, il contratto prevedeva che il datore di lavoro dovesse pagare una penale. 

Concetto filosofico e politico del lavoro nell'antica Roma

Per conoscere e apprezzare il concetto e la considerazione del lavoro degli antichi Romani da un punto di vista filosofico e politico, risulta necessario volgersi a Marco Tullio Cicerone.

Come avvocato, oratore, studioso, scrittore e soprattutto statista e filosofo, aveva una valutazione positiva del lavoro, in generale, quando portava al progresso morale dell'uomo: per lui il lavoro non deve essere concepito solo come un'attività economica, ma anche come una vera e propria azione morale.

Cicerone riteneva che il lavoro dovesse essere utile e onesto e che i lavoratori dovessero essere giusti e corretti

Inoltre, egli riteneva che il lavoro sodo e il sacrificio rappresentassero i modi migliori per superare e vincere ogni avversità nella vita . 

(Per saperne di più sulla considerazione del lavoro di Cicerone, cliccare qui.)

 

Il presente articolo è frutto di studi e ricerche condotte personalmente da Giuseppe Foti

Giuseppe Foti - Laboro Lawyers

Giuseppe Foti - Lawyer ed Esperto nelle Labour Relations e le Work Rules nel Diritto Romano e nel Work System nell'Antica Roma

Mobile / WhatsApp  07833 024623

Email            giuseppe@laborolawyers.com

Address      239 Kensington High Street, London W8 6SN

Yes
No
* Indicates required fields
Thank you for contacting us! We will get back to you as soon as possible. Kind regards Laboro Lawyers

We need your consent to load the translations

We use a third-party service to translate the website content that may collect data about your activity. Please review the details in the privacy policy and accept the service to view the translations.